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È un percorso non lineare quello che mi ha condotto ad esplorare ambiti diversi della scrittura e della creatività. Per chi ama scoprire anche ciò che non sta cercando, per chi ama spigolare seguendo il proprio istinto, qui c'è del materiale: riflessioni e contributi di arte, fotografia, video, poesie, comunicazione, geografia, personaggi…

[4/7/2008]

Al gran sole carico d´amore

Il teatro ci può toccare profondamente e provocare in noi una risposta viva soltanto se affronta e racconta situazioni autentiche, la nostra vita.
Noi lavoriamo per far sì che ogni spettacolo coinvolga lo spettatore e lo renda partecipe della vita, della società, mettendo in ridicolo le cose che ci indignano e facendo emergere con la massima sincerità ciò che per noi è onesto e veritiero.
La Verità, però, è questione di alto mestiere.
La Sincerità si ottiene soltanto attraverso una tecnica perfetta. Perciò ogni spettacolo, ogni ricerca su come ‘risolvere il pensiero', è inseparabile da una ricerca sul piano dell'estetica moderna.

A nostro parere, il linguaggio espressivo del palcoscenico deve riflettere il concentrato degli eventi che è proprio della vita odierna.
Il Teatro Taganka è attratto dalla poesia per la sua moltitudine di immagini e la sua generosità di immaginazione, per gli accostamenti audaci fra ciò che è vicino e lontano, fra storia e quotidianità.
Pasternak definiva la metafora teatrale come una ‘scrittura veloce dello spirito', un'illuminazione istantanea di immediata comprensione. Noi cerchiamo di trovare le metafore e gli artifici più consoni a esprimere pensieri e sentimenti, facendo affidamento sulla partecipazione attiva e creativa degli spettatori.

L'unicità artistica non è originalità a tutti costi, ma una necessità vitale. Romain Rolland aveva ragione quando avvertiva l'artista: “Se non hai niente da dire – allora taci!” Ma in che modo si esprimerà chi non è capace di esprimere ciò che vuol dire? Un cattivo uso del linguaggio artistico può facilmente diventare parodia delle idee espresse, la trasposizione letterale di un evento sul palcoscenico può rivelarsi una menzogna. Quando Coquelin si addormentò sulla scena, i critici scrissero che egli non riusciva più a rappresentare in modo veritiero una persona che russa. La verità del teatro è nell'invenzione: “Di fronte all'invenzione mi cospargerò di lacrime…” L'arte parla per immagini e noi cerchiamo di rappresentare non l'esatta e puntigliosa verità della vita, come se fosse una maschera funeraria, bensì il suo concentrato, i suoi lati più espressivi.

Il teatro non è per i ciechi, in quanto non è un'arte solo da ascoltare ma anche da vedere. Quel che mi intriga nel Teatro è la possibilità, oltre che di risolvere il significato, di trovare una soluzione puramente teatrale, visiva.
I pensieri si esprimono con le parole, ma anche con il corpo. Il teatro è un'arte sintetica che comprende, oltre alla letteratura, la pittura, la scultura, la musica, il gioco delle luci… Come nella poesia – in cui concetti diversi acquistano unità – così succede sul palcoscenico: luce e parola, ritmo e plastica dei movimenti si combinano. E questo linguaggio delle composizioni sceniche dice moltissime cose. La polvere da sparo si produce da una miscela di carbone e salnitro. Anche noi cerchiamo combinazioni esplosive di elementi scenici, cerchiamo una vampata totale che illumini in lungo e in largo, gettiamo una luce accecante sulla vita spirituale dell'uomo. Mi sembra che trovare il nuovo sia più facile quando ci si muove a cavallo dei generi.

La creatività artistica è, come dice Majakovskij, ‘un viaggio nell'ignoto'. Superata la linea della ribalta, gli eventi, le storie, gli uomini devono liberarsi dei loro involucri consunti e devono vestirsi di cose nuove, stupendoci e spiazzandoci. Quando spazza via il già visto, l'Arte aspira all'essenziale. La forma è il modo più espressivo per dire la verità, è la punta dell'idea in grado di perforare la corazza dell'indifferenza. Forse per questo mi sono tanto estranee le forme del teatro di costume: perché non accetto di essere un osservatore della vita senza partecipazione emozionale e creativa.

Non arrendersi alle circostanze, non rinunciare ai principi per appiattirsi agli standard che ci vengono spesso imposti dal mondo circostante. Credere nella propria strada nonostante le difficoltà. Solo questo può dare soddisfazione, solo questo ci riempie la vita di significato e di contenuti. E proprio nella ricerca di questa strada vorrei vivere gli anni che mi rimangono. Unione indissolubile di profondità del pensiero e dignità del mestiere, ricerca di contenuti e profondità della forma. Ripeto, solo sapendo CHE COSA dire e COME dirlo, l'artista ha il diritto di chiedere l'attenzione del pubblico.

Jurij Ljubimov (traduzione Eugenio Alberti Schatz)

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