[15/5/2009]
Pollice verso, Aleksej Lugovoj e altre storie
Aleksej Alekseevich Lugovoj (vero cognome Tikhonov), 1853-1914, scrittore di prosa, drammaturgo, poeta. Il padre era un ricco commerciante di umili origini. Dai sette agli undici anni studia a Kazan' in un convitto privato. Qui apprende brillantemente il tedesco, il francese e l'inglese. Prosegue gli studi sotto la guida di istitutori privati, anche stranieri. Dopo un'educazione religiosa rigida, nella prima gioventù è influenzato dell'idealismo romantico e dal nichilismo degli anni '60, legge Buchner, Darwin, Mayn Reed, Cooper. Dopo un anno di ginnasio a Kazan', affianca il padre nell'attività commerciale. A 17 anni parte per Mosca per vivere da solo e per conseguire un'istruzione più sistematica, ma presto ddeve far ritorno a casa per la malattia del padre. Riceve in eredità una fabbrica di vino in passivo, nel giro di quattro anni riesce a trasformarla in un'impresa redditizia. Nel 1878, raggiunta l'autonomia economica, parte per Pietroburgo. Lavora per due anni nel settore del commercio, si occupa di export di lino e di pane su larga scala. Nel 1881 i suoi partner esteri, che avevano previsto la crisi dopo i fatti del 1° marzo, gli rifiutano il credito. A distanza di due anni è costretto a dichiarare bancarotta. Lugovoj resta privo di mezzi, con un debito di 250.000 rubli e con una somma di 50 rubli assegnati ufficialmente per sussidio.
L'articolo L'eredità del riccone, pubblicato non firmato nell'anno della catastrofe (1883) sul giornale Ekho (‘L'Eco') segna l'inizio della sua attività letteraria. Avendo rinunciato alla realizzazione degli ideali di giustizia attraverso la crescita delle ricchezze collettive, cerca di dare alla propria opera un carattere educativo ed edificante. La sua vita precedente, i viaggi in Russia, Francia, Germania, Inghilterra e America, i rapporti con persone di diversa estrazione sociale e professionale, forniscono a Lugovoj un grande bagaglio di impressioni e di osservazioni a cui attingere. Questo spiega il cammino relativamente breve dello scrittore dai primi passi al riconoscimento del pubblico. Nel 1884 esce la sua prima poesia Da Hugo - Perdonate alla donna la sua caduta. Nel 1886 pubblica il primo racconto Dio non giudica (Vestnik Evropy n.1) e nel 1891 il libro Pollice verso! con sottotitolo in russo Dobej evo! (‘Finiscilo!') nella rivista Vesnik Evropy, che porterà allo scrittore grande fama. Nel 1892 pubblica il romanzo Grani zhizni (‘Le facce della vita'). Nel 1896 la raccolta dei suoi scritti 1894-1895 in tre volumi ottiene il Premio Pushkin. Questo successo spinge Lugovoj nel 1895 a ritirarsi dall'incarico prestigioso e ben retribuito di redattore del popolarissimo giornale Niva (‘Neva') per avere più tempo da dedicare alla scrittura. Nella seconda metà egli anni '90 pubblica due grandi romanzi, Teneta (‘Il regno delle ombre') e Vozvrat - Roman kolebljuscikhsja nastroenij (‘Il ritorno - Romanzo degli umori altalenanti', 1898). All'inizio del secolo escono altri due volumi di suoi scritti, ma sia i lettori che la critica accolgono questi lavori senza particolare interesse. Nel 1902 pubblica il racconto-pamphlet Umer talant (‘Il talento è morto'), dopo aver annunciato l'uscita del libro con un necrologio incorniciato da un filetto nero. In questo libro l'autore incolpa l'intero mondo della stampa periodica russa di insofferenza verso una creatività obiettiva, al di sopra delle passioni e degli interessi di parte. Ma il suo grido non suscita compassione: troppo evidente è l'amor proprio ferito. Anche la messa in scena dello spettacolo Bezumnaja (‘La folle', pubblicata nel 1903), in cui l'autore riponeva molte speranze, si risolve in un fiasco. Nel 1906 Lugovoj pubblica nell'almanacco Majak (‘Il faro') alcun brani tratti dalla tragedia Massimiliano - imperatore messicano, con allusioni ai fatti del 1905. Ma l'interesse e la benevolenza dei lettori già dai primi del 1900 sono perduti per sempre. L'uscita della seconda raccolta delle opere (1904-1910) si rivela un anacronismo.
Nella poesia di Lugovoj, che si sviluppa sotto un forte influsso di Nekrasov, l'inclinazione alla retorica e il tono moralizzatore si associano alla raffinatezza della forma, con tratti che ricordano il lavoro del contemporaneo S. J. Nadson. Della debolezza di Lugovoj come drammaturgo testimonia il testo Bezumnaja: il carattere stereotipato del soggetto principale (un'eroina ricca di vita interiore che si muove in un ambiente volgare), l'assenza di una vera pulsione dinamica (la trama, peraltro banale, comincia a svilupparsi solo alla fine del terzo atto) e l'abbondanza di monologhi prolissi, con l'aiuto dei quali il conflitto familiare si trasforma in una lotta fra ‘padri' e ‘figli', in uno scontro ideologico e generazionale. Più conosciuta e rilevante è la prosa di Lugovoj, in cui si palesano con evidenza i tre elementi principali della sua opera messi a fuoco in un brillante articolo di A. A. Izmajlov: primo, Lugovoj scrive ‘a tesi', da qui l'assenza di leggerezza, gioco, humour (Salieri contro Cechov-Mozart); secondo, non propone quasi mai argomenti nuovi, arriva quasi sempre per secondo; terzo, nel suo fraseggio non c'è originalità, e può permettersi di scrivere tranquillamente: ‘I petali dell'amore sfiorito si sono involati con rassegnazione, lasciando spazio a una nuova gemma che sboccia.' Per esempio, in Pollice verso!, quattro panneau con episodi di epoche e luoghi diversi, dall'Imperatore di Roma (i gladiatori nell'arena) sino alla provincia russa moderna (la persecuzione di un famoso chirurgo, colpevole di un'operazione non riuscita) illustrano una sola idea: la crudeltà della folla nei confronti dell'individuo sconfitto nel corso della lotta per la sopravvivenza. Nel romanzo ‘Le facce della vita' il cammino dell'eroina Lidia Neramovaja verso la conquista dell'indipendenza materiale (organizzazione di un laboratorio su basi cooperative) e della libertà spirituale viene messo in relazione con il giudizio su una serie di problemi attuali, fra cui la questione femminile. Il secondo protagonista, il miliardario Sarmatov, all'inizio agisce nel ruolo di incomodo, poi sotto l'influenza dell'amore si accosta alla vita del popolo per prendervi parte attivamente e muore per caso, così come Bazarov. È comprensibile la reazione dei contemporanei, che hanno riservato a Lugovoj non più di ‘un'attenzione di cortesia' (A. A. Izmailov). Ma questo atteggiamento cozzava violentemente con la considerazione che lo scrittore aveva di sé: ‘Io comprendo con chiarezza i fatti della vita più intricati e complessi, e con le mie opere ne dò una spiegazione chiara.', rispondeva Lugovoj alla critica di Izmailov. In realtà, per svolgere il ruolo a cui Lugovoj pretendeva, non solo non aveva particolare talento, ma nemmeno uno sguardo originale e d'insieme sulla vita.
N. D. Tamarcenko, in Russkie pisateli - Biobiliograficeskij slovar (‘Scrittori russi – Dizionario biobliografico), Mosca 1990.
Sarebbe stato inutile chiedere grazia. Vede tutt'intorno a lui, in tutto l'anfiteatro, nella loggia dell'imperatore e in quella delle Vestali, dappertutto, dall'alto in basso, solo pollice verso che chiedono la sua morte. Questo gesto terribile del pollice della mano destra girato all'ingiù è la conferma, più di qualsiasi grido, della sua condanna a morte. Vede come migliaia di queste mani con il pollice rovesciato si muovono nell'aria, e sembra che gli si conficchino nel petto. I giovani, i vecchi, le donne, i bambini – tutti si sono fatti prendere dal fascino inesorabile di questo gesto – pollice verso. La folla chiede la morte del gladiatore sconfitto, vuole vedere la sua agonia, altrimenti non riuscirà a provare il godimento finale del combattimento.
da A. A. Lugovoj, Pollice verso!, San Pietrburgo, 1891.
Tutti i popoli del cosiddetto mondo cristiano sono condotti dal patriottismo a un tale livello di bestialità, che non solo le persone che sono messe nelle condizioni di uccidere o essere uccise, desiderano l'assassinio e se ne rallegrano, ma anche le persone che vivono tranquille nelle loro case in Europa senza alcuna minaccia incombente, grazie alle informazioni veloci e leggere e alla stampa, tutte le persone in Europa e in America – in caso di qualsiasi guerra – diventano come spettatori del circo romano, e come in quel luogo gioiscono per l'assassinio e con la stessa sete di sangue gridano: Pollice verso!
da L. N. Tolstoj, Patriottismo e governo, 1900.
Maggior successo ebbe il suo Pollice verso! (traduzione tedesca nella Reclams Universal-Bibliothek). Si tratta di ‘parallele' escogitate in modo interessante, quattro panneau che mostrano la psicologia della folla. L'opera inizia con la descrizione di un combattimento di gladiatori nel circo di Roma, dove una folla infuriata, girando il pollice verso il basso (pollice verso), chiede al gladiatore vincitore la morte del gladiatore sconfitto. Nel secondo e nel terzo panneau il lettore viene portato in un comabattimento di tori a Madrid, e poi ad Anversa, al debutto di un cantante alle prime armi, che malgrado il male incurabile di cui è afflitto, si deve esibire di fronte al pubblico, arrabbiato con l'impresario tignoso che esita a scritturare il tenore famoso. Nel quarto panneau l'azione si svolge in una piccola cittadina universitaria della provincia russa. Un giovane e brillante professore chirurgo a inizio carriera effettua – anche a causa del suo rivale, un vecchio chirurgo che gli fa lo sgambetto – un'operazione senza buon esito. La paziente muore, e il medico per la disperazione colpisce con uno schiaffo il rivale. Per questo gesto la stampa gli si scaglia contro con un'incredibile veemenza. La clientela si dirada subito, la cattedra all'università è a rischio, la moglie si preoccupa non tanto per lui quanto per il proprio futuro, e alla fine il medico si uccide con un colpo di pistola. Attraverso questo caleidoscopio di epoche e paesi, corre un unico filo rosso – la crudeltà inflessibile con cui la folla, ossequiando il vincitore, non conosce pietà per lo sconfitto.
da rulex.ru
(traduzione di Eugenio Alberti Schatz)
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