È un percorso non lineare quello che mi ha condotto ad esplorare ambiti diversi della scrittura e della creatività. Per chi ama scoprire anche ciò che non sta cercando, per chi ama spigolare seguendo il proprio istinto, qui c'è del materiale: riflessioni e contributi di arte, fotografia, video, poesie, comunicazione, geografia, personaggi…
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[4/8/1995]
Vivendo con il nemico
Casa dolce casa? I clic di Donna Ferrato lo negano
La storia comincia negli anni Ottanta, quando la fotografa americana Donna Ferrato riceve l'incarico di realizzare un lavoro sulla vita di coppia. Da lì il suo incontro con due coniugi benestanti, lei lavora nel mondo della moda, lui nel design. Li segue e li ritrae nella loro vita quotidiana, soprattutto all'interno delle mura domestiche dove tutto, all'inizio, sembra essere verniciato da uno smalto dorato. Ma ben presto comincia a rendersi conto che in quel nucleo familiare c'è qualcosa che non funziona, ed ecco che piano piano emerge il marcio e la fotografa ne diventa testimone. Lui fa abuso di cocaina, picchia la moglie senza freni e, ormai disinibito, agisce brutalmente e gratuitamente come se fotografa e macchina fotografica fossero diventate parte dell'arredamento.
È dopo questo primo e scioccante impatto con la vita familiare che Donna Ferrato decide di dedicarsi proprio a quel crudele genere di violenza che si svolge fra le quattro mura di casa. Per anni documenta la sofferenza di donne giovani e meno giovani, seguendo la polizia durante gli interventi di emergenza o passando alcuni periodi all'interno delle case rifugio dedicate a donne e bambini in cerca di protezione.
Il risultato è un ampio reportage in bianco e nero (una parte è attualmente esposta a Milano presso la Società Umanitaria fino al 20 aprile, in una mostra organizzata da Elena Ceratti dell'agenzia Grazia Neri) che denuncia la piaga della violenza domestica senza indulgere su retorica e pietismo. È un lavoro importante, che aiuta a capire e ad arginare un fenomeno aberrante più diffuso di quanto non si possa immaginare in tutte le categorie sociali. Il primissimo piano di una donna nera che piange con lo sguardo basso. Un ragazzino disperato che punta il dito contro il padre piangendo. Una giovane madre che con il suo neonato dorme il primo sonno tranquillo in una casa rifugio. I punti di vista cambiano, l'inquadratura si stringe e si allarga per cogliere di volta in volta violenza, sofferenza, disillusione, ma anche il sollievo e la dignità di chi decide di reagire. Le vittime sono sempre le donne e i bambini, ma anche gli uomini, i carnefici, appaiono in qualche modo vittime anch'essi perché travolti da una società (quella americana) che amplifica la loro frustrazione e aggressività.
La mostra itinerante, dal titolo Living with the enemy, è stata messa a disposizione del Daap (Domestic abuse awareness project), organizzazione di volontari che raccoglie fondi per le donne maltrattate, fondata dalla stessa Donna Ferrato che ne è anche direttrice artistica.
Valentina Carmi
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