[1/6/2010]
Lasciamenti
I.
Sulla spiaggia di Rimini fa caldo alle tre di pomeriggio. I cannelloni erano particolarmente pesanti. Gli propongo con tono ammaliante: “ Che ne dici di un bagno di sabbia, fa bene all'artrite.” Dopo mezz'ora di lavoro, resta scoperta solo la sua testa. I bambini giocano lontano con la nonna. Una canzone di Vasco in lontananza. “Scusami caro ma devo proprio andare, mi sono ricordata di un impegno importantissimo… Devo rifarmi una vita.”
II.
Siamo in Camargue per una vacanza riparatrice, lui ha cercato goffamente di riconquistarmi ma il mio odio non fa che crescere, crescere… Al ristorante servono una torre di frutti di mare mostruosa. Lui mangia, beve, mangia, beve, dice frasi sconnesse, chiede perdono. Io faccio portare altre ostriche, champagne… In albergo vomita l'anima. Da dietro la porta del bagno, mentre è alle prese con un'onda di vomito gigantesca, gli dico: “Caro, ti senti bene? Senti, è da un po' che volevo dirtelo… Il tuo cervello è una cozza. Il tuo pene è una patella. La tua mamma è una murena. Ma mi spieghi perché devo passare la mia vita con un mollusco? Non ti preoccupare, torno a Milano da sola.”
III.
Consiglio di amministrazione della sua azienda, di cui è Presidente. Entro nella sala riunioni senza farmi annunciare. Sedici persone sedute. “Caro, scusami l'interruzione, ecco la valigia con i tuoi vestiti. Alfredo questa sera si trasferisce da me, ha fatto portare il guardaroba dal maggiordomo e io non sapevo proprio dove mettere le tue cose… Ti ricordi di Alfredo, vero, l'avvocato divorzista?”
IV.
Ho comprato una mazzetta di giornali. Adesso ritaglio le lettere che mi servono per scrivere una lettera che suona più o meno così: “Cara Giulia, sei una mendicante mentale. Sono arcistufo di te, della tua sciatteria e del tuo egoismo cosmico. Perciò, aria. P.S. Tieniti pure tutto, voglio indietro solo la mia tazza dell'Inter per fare colazione. P.S. definitivo: una moglie anonima non si può che lasciare con una lettera anonima.”
V.
“Cara, sono per te.” “Ma Luigi, che cosa significa, questi fiori sono di plastica, in tanti anni che stiamo insieme mi hai sempre regalato solo fiori veri…” “Cara, forse vuoi dire quando stavamo insieme.”
VI.
Dopo vent'anni di matrimonio, è crudele tradire mia moglie con una shampista. Ma forse è ancora più crudele inventarla di sana pianta e far credere che esista solo per darle il pretesto di lasciarmi. Faccio finta di mandare un SMS per sbaglio: “Jessica, erano almeno quindici anni che non avevo la sensazione di vivere a pieni polmoni, è stato così intenso, così forte, lì, nel negozio, a saracinesca abbassata, sulla poltrona dei bigodini…”
VII.
Sul palco della Scala il grande soprano sta pizzicando le corde del cuore con l'aria Parigi, o cara, noi lasceremo. Sussurro all'orecchio di Carlo: “Scusami, torno fra un minuto… dentro il programma c'è un messaggio per te.” Messaggio: “Volevamo costruire un palazzo, e abbiamo tirato su una villetta da geometri. Volevamo che fosse come all'opera, e ci siamo ritrovati in un'operetta. Avevamo dei sogni, e ora ci sono solo le briciole. Non posso perdonartelo. Addio. P.S. Il mio minuto è per sempre.”
VIII.
"Mia cara, sono dovuto partire improvvisamente per un congresso medico a Houston. C'è stato un disguido e così in ufficio mi hanno avvisato all'ultimo momento. I lavori iniziano il 3.6.09, e finiscono il 5.6.13."
IX.
Davanti a me c'è un laureando in Scienze alimentari, al pomeriggio lavora come investigatore privato all'agenzia Tom Ponzi, è alto, intelligente, con una barbetta bionda furbetta. Mi ha fatto vedere le foto di mio marito con la segretaria al motel Charlie, con quell'espressione di composta mestizia che riescono ad avere a comando solo i necrofori. “Ottimo lavoro. Senta, ho due ore libere prima di andare a prendere i bambini a scuola. Mi fa un po' di compagnia?” A cena, metto le foto del motel più quelle del pomeriggio nel piatto di mio marito, dicendogli: “Caro, questa sera cena fredda.”
X.
Lo prendo di petto, prima ancora che si tolga il soprabito al rientro dall'ufficio. “Paolo, il dottore dice che devo cambiare aria. È colpa della mia allergia. Mi ha detto che è una cosa seria e di non tirare troppo per le lunghe. Il mio aereo parte questa sera.” Lui mi risponde: “Cara, ma allergia a cosa?” “Alla tua simpatica collezione di magneti che infesta il frigo da almeno otto anni.”
XI.
Il lavoro deve essere fatto a regola d'arte, iniziando al mattino e finendo entro le sette di sera. Finalmente trovo il muratore di cui mi avevano parlato, che molto professionalmente non fa domande fuori luogo. Naturalmente pago in anticipo, visto che alla sera non ci sarò più. Giovanni tornerà e si troverà la camera da letto murata con una parete liscia di cemento, perfettamente tirata a piombo. Il biglietto appuntato sullo stipite dice: “Voglio che almeno una volta, prima di archiviarmi, provi che cosa vuol dire vivere tutti i giorni con un muro di Berlino al tuo fianco.” (Peccato non poter vedere la sua espressione in volto.)
XII.
Messaggio mail: “Cara Giorgina, se dovessi compendiare i tuoi difetti, i volumi occuperebbero almeno lo stesso spazio dell'enciclopedia Treccani. Francamente, hai superato le più pessimistiche previsioni, non mi metto a scrivere solo per rispetto delle foreste amazzoniche. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando durante l'intervista a quella giornalista tutta rifatta hai detto che nella vita di coppia non bisogna tenere una contabilità meschina di quanto si dà e quanto si riceve… Quando riuscirai a ricordare almeno una cosa, dico una, che sei riuscita a dare in questa storia, allora chiamami, ti offrirò una pizza nel locale più squallido della città, con le luci al neon, le sedie di plastica, la tivù accesa e i bambini maleducati che corrono come a Indianapolis.”
XIII.
Avete presente quei vecchi negozi che stanno scomparendo, dove vi vendono i tessuti al metro tirando giù i rotoli da scaffali vecchi cent'anni… Entro e compro una forbice da sarta professionale, con l'anello per il pollice così comodo che si potrebbe tagliare tutto il giorno… Torno a casa, vado diritto nel suo guardaroba, in cui fanno bella mostra di sé otto abiti su misura, dieci giacche, dodici pantaloni, non so quante camicie…. Faccio un bel respiro, e zac zac zac, tiro fino a sera. In anticamera c'è un mucchio di striscioline di tutti i colori, sembra un'installazione di Boltanski. E un biglietto. “Caro, ho anticipato i tempi e quest'anno ho pensato io al cambio di stagione del guardaroba e della tua vita sentimentale. Senza rancore, tua Gianna.”
XIV.
Messaggio SMS: “Hai vinto tu per sfinimento alla diciottesima ripresa. La Coppa Mondiale del Fidanzato più Grigio e Noioso è tua. Insieme alla coppa, hai vinto il diritto di essere lasciato con un sms. Non attraversarmi mai più la strada, altrimenti cado addormentata. Ex-tua Mirella.”
XV.
Post-it sul frigo. “La cena è in frigo, questa sera non torno.” Secondo post-it: “Non torno nemmeno questa notte.”. Terzo post-it: “Non torno nemmeno domani mattina.”. Quarto post-it: “Non torno nemmeno domani sera.” Quinto post-it: “Non torno nemmeno dopodomani.” Sesto post-it: “Non torno mai più.” Settimo post-it: “Non sono mai stata così felice.”
XVI.
Telegramma: “Pazienza finita. Stop. Prenotato un viaggio a Parigi da sola. Stop. Respiro già aria di rinascita. Stop. Ero così stanca dei tuoi stop and go. Stop. Firmato Luciana.”
XVII.
L'agenzia mi ha mandato due clown bravissimi. Spiego a loro che cosa devono fare, li pago in anticipo e scrivo l'indirizzo su un foglietto di carta. Il piano è questo. Si presenteranno in ufficio da Massimo e si esibiranno nel famigerato numero del clown allegro e del clown triste. Clown triste: “La sai l'utima? Sara ha lasciato Massimo.” Clown allegro: “Ah, ah, ah… muoio dalle risate, aiuto, non ce la faccio più… Chi? Quel poveretto che pensa di passarla sempre liscia?. Clown triste: “Sara ha scoperto che lui la tradisce con una stagista della Bocconi.” Clown allegro. “Ma figurati, Bocconi… Forse sarà stato un istituto magistrale o uno serale…”. Clown triste: “Si è già rivolta agli avvocati ed è determinata a ottenere un risarcimento salatissimo.” Clown allegro: “Ih, ih… forse vuoi dire definitivo, dopo un risarcimento così non cresce più un filo d'erba…” Clown triste: “In fondo mi dispiace, tutto sommato non era un cattivo elemento.” Clown allegro: “Oh, oh, oh… cattivone, cattivone, hai fatto il birbante, eh?” Clown triste: “Tu pensi che io stia scherzando?” Clown allegro: “Ma neanche per sogno.”
XVIII.
Non l'ho neanche degnato di un messaggio per dirgli che l'ho lasciato. In compenso ho postato su youtube una registrazione di qualche anno fa in cui lui si sta esibendo con i suoi amici della birreria in una gara di chi parla peggio del proprio capo (nel frattempo diventato Presidente del Gruppo): “Ma vi rendete conto, quella testa di c*** che in vita sua non ha mai saputo prendere una decisione, quel pallone gonfiato di m*** raccomandato dallo zio, quel maestro dell'intrallazzo che si infila in ogni pertugio e che ha passato la vita a derubare gli azionisti, i clienti e i superiori, si permette di venirmi a dire che devo stare al mio posto… Ma dico, vogliamo scherzare?”
Eugenio Alberti Schatz
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