[28/10/2012]
La poesia per gioco
A LUCIANO ERBA
Dimidiato
Quando ti fui presentato
mi puntasti due fari impietosi,
sembrava di stare in un campo di nudisti.
Poi a tavola conobbi una parola nuova
dimidiato
e ne chiesi l'étimo.
Sapevo che si parlava di me,
perennemento in bilico sulla còlma
a metà, appunto
non come le mezzesfere di Platone
uomo e donna
in moto combinatorio.
No, dimidiato essere
alla ricerca di sostanza
che completi il tratteggio
mancante.
Dreikirchen, 24 agosto 2002
Dreikirchen
Matthias, il papa delle tre chiese
mi dice che a Bolzano, di fronte al fiume
la sua casa guarda i vigneti
e un silenzio nitido.
Qui, invece l'autostrada sgomita sul fondovalle
e sale una scia di rumore pastoso
non invadente ma coprente.
La coscienza del turista sanguina
siamo ancora tutti come Werther
adoriamo la natura tempestosa
senza i segni delle siepi.
Sveglia!
Gli animali si rifugiano in città,
il villino di Landor è la massima finzione
e comunque rimane il dubbio
se l'opera dell'uomo sia effettivamente
una contaminazione.
Stanze con vista tangenziale offresi
no perditempo o romantici obsolescenti.
Dreikirchen, 24 agosto 2002
L'amico degli animali
Eri il più brillante
intervistato
acclamato
e mondano
veterinario
di Milano.
Siamo venuti in due
e dopo l'anticamera
ci hai accolto
con sorriso di papa.
Ma la mia russa levriera
non si è fatta incantare
dai modi urbani
e ti ha morso di gusto
il dorso delle mani
inviperita,
per ben due volte
prima della museruola.
Un'ombra come cicatrice
sorvola ora il tuo viso di potere.
Avevi fatto ùbris
e la natura –
puntualmente –
ti ha redarguito.
Milano, 1 settembre 2002
Multisenso
Vorrei avere una filiale dell'udito
dove nascono i rumori
e sentire lo stelo che sbuca dal suolo.
Vorrei avere un distaccamento di narici
nelle selle dei calzoni, sotto l'arco delle gonne
e sentire la scorza del profumo fatto tanfo.
Vorrei avere un tatto prolungato
per lisciare le molecole più impervie
e sentire tutto il vetro, tutto il ruvido della terra.
Vorrei essere una grande, unica papilla
su cui esplodono i chicchi di caviale a frotte
e sentire la vita che ti arride.
Vorrei anche avere un occhio di mosca
per guardare i tracciati biografici
e sentire le onde gonfie di destino.
Ma sopra tutto vorrei avere una sonda
proprio là, sotto l'estremo immobile motore
così al mattino frego Gino il portinaio,
quando mi fermo a conversare.
Dreikirchen, 24 agosto 2002
Publicity
Agorà del senso moderno,
morbo di città
segno recintato
in un muro pompeiano
o una scatola animata:
la comunicazione.
Telo per pacciamatura
steso su ogni gemmatura
come un brevetto hi-tech
dal garage alla luna,
come quel gore-tèx
che soffoca ma lascia traspirare.
Ogni cosa perde identità
sapore genere e respiro,
ogni cosa par vivere soltanto
come nota di un ottuso coro.
La comunicazione è un bluff:
lo so ben io
che di mestiere faccio questo
e ho sposato una regina delle steppe.
Così per dialogare
appoggiamo le tenere nuche
e invece che di fronte
ognuno di dietro va cantando
per suo conto,
senza comunicare
amando.
Dreikirchen, 24 agosto 2002
ARCHIVIO
Frammento
Meravigliosi sensi putridi
dell'inazione.
Galleria
I busti d'oro
infondono lievi inquietudini.
La loro collocazione
potrebbe perdermi.
Milano, 8 novembre 1987
Eccidio
Mi parve che sgozzassero l'aria d'intorno,
che la volessero spezzare a filo.
Chi mai può prendersela tanto
con l'aria, mi chiesi.
L'aria è il manto degli spiriti,
forse qualcuno soffocava?
Milano, 8 novembre 1987
Mangrovie
Non tutti gli alberi
piantano radici
fino alle polle d'acqua sorgiva.
Non tutti gli uomini lo sanno.
Milano, 8 novembre 1987
Mani da artigiano
Avrei farcito volentieri
di mastice le cricche della memoria,
per poi polirle,
e lucidarle,
e smerigliarle,
queste scarne
restaurate ferite.
Il dolore dell'abisso preme,
si vuole tergere dalla vista
la tacca che gli atlanti
ci sorreggono sul buio
a poca altezza.
Ma non ho mani da artigiano.
Milano, 8 novembre 1987
Un colpo alla botte
Il vino si invecchia placido
nel legno di rovere
– di solitudine
si arricchisce,
più che del mondo.
Milano, 1988
Alla Scala
Mi avvolgo astro cariato
sdentato paguro sul fondo.
Ho freddo,
sul nudo pavimento
dell'immenso.
Milano, 6 febbraio 1988
Destino
Mentre ridevo
mi dicevo
la vacuità
dei lampadari sospesi
a filo
sempre in attesa
del caso
di cadere.
Raro è il caso:
la morte non è casuale.
Milano, 1988
Di come il radicchio diventò rosso e verde la lattuga
Una volta si dice
tutte le erbe da insalata
fossero incolori.
Il celibe radicchio
un bel giorno
si accosta alla lattuga
e le fa: vieni con me,
ho bisogno del tuo cespuglio.
Profferto che ebbe,
si fece rosso in viso
come le bietole d'estate.
La lattuga con gli occhi bassi
diventò per contro
del colore
della timidezza.
Milano, settembre 1989
Variazione sulla cimice
Scala, cimice,
scala il selciato:
la cimice cade
dal porfido quadrato.
Medita sul burrone:
se fossi un pidocchio
non dovrei fare il bagno ogni sera.
La cimice vive sola
in un guscio d'uovo nei sobborghi.
La cimice è verde
e non dev'essere schiacciata:
è contro-producente.
A cosa serve la cimice?
È ora di decidersi a esiliare
questi inutili insetti
nell'aldilà.
Milano, settembre 1989
AMOROSI SENSI
Paurosa gioia
I tuoi occhi
spessi di dolori e di reclami
nello stagno delle rane.
Ogni tua stoccata di pupille
mi è intensa,
paurosa gioia
di soffrire.
Milano, 14 dicembre 1986
Intenti
Ti dissi che t'amo
o altro non ricordo
ti dissi che stento
a comprendere le ciglia
senza filtro
mi pare che lenta ti sollevi
sul corno la brezza
e io mi spengo,
da desto.
Milano, ottobre 1989
Esercizio
L'amore.
T'amore.
Tamarioni.
Nella cupola di tappeti
ai bagni di Tbilisi
ci si intende
prima di salire alla montagna
della Torre rompighiaccio
giocano solo i soldati
di ronda
le giostre deserte
l'intervista non l'hai presa
ma l'hai data
torni leggera
con almeno un capo
della matassa d'oro.
Ho appeso il quadro
del suonatore stanco
se chiudi gli occhi
senti un suono stanco
i georgiani atterrano sull'anima
come un Lem, una carezza fiera
soffici e profondi
sotto gli occhi d'Occidente.
per S***, Milano, 3 ottobre 1996
Alla fondazione
tu vai alla fondazione
come alla partita
io guardo alla finestra
e sento friggere la mente
tu educhi i sindaci
come scolari
io vedo il codice
ogni giorno diramare
tu giochi con gli uomini
come se fossero criceti
io ammiro la seta
delle mute intenzioni
tu parli l'accento
di città merlate
io interpreto la boria
delle verste sulla steppa
allora ci vediamo
al bar di pomeriggio
per uno sguardo macchiato
di peccato
per R***, Milano, 12 giugno 2002
Trasalire
la falena senza ira
alba ispida
e l'albero ostinato
la maina risponde ai tubi
nel canale del giorno
un fremito sul dorso lento
non vedo
non trasalire nemmeno
solo ti sfioro
e inizio a scalare
la deriva del mattino
per M***, Milano, 12 giugno 2002
Teoria della caduta delle grazie
a Kyoto un piccolo pugno d'imperatrice sbuca
dalla manica come la testa di una tartaruga
sonda il corridoio:
ci si interroga se la scia è profumata
o la seta abbia assorbito poco
i fumi sul braciere
sul Mississippi un giovane in fuga
naviga sulla zattera con dei balordi
ha fretta di arrivare in città e diventare libero:
guarda il treno sul ponte
vorrebbe cambiare l'acqua per le rotaie
chiude gli occhi per fare la prova
a Porta Vercellina una parola perde le piume
(o erano petali?)
città, sole, amore, semi, imperatrice, zattera, caos, frattali:
ogni cosa cade leggera prima o poi
e finisce oltre il fiume dove abitano gli arti fantasma
senza fare rumore.
per M***, Milano, 5 dicembre 2007
Una lacrima di latte
viale interrotto
tassisti perduti
e il gilet rosso di un orso
fuggito di casa:
tutto si congela
le chele del destino
una lacrima di mercurio
attraversa sulle strisce
mia mamma era una stella del cinema
sulla Via dei Canti
tutto si congela
la fabbrica del pane
la clorofilla
i nipotini col cappello dello chef
un battito di ciglia
tutto scricchiola
le lancette rotolano in avanti
a valle del nocciolo
il caffè si macchia
giro di vite
una nuvola preme la nuca
mi sdraio sulla retina
sale il verde, mi sommerge
tutto si snocciola e scivola
una lumaca sul manubrio
prima di cadere
nella corrente
della vita
per R***, Milano, 27 marzo 2011
Linda B.
spam river
a ogni bracciata il corpo è azzurro
la notte vola in gola
per C***, Milano, 20 marzo 2012
Colors
una mattina
un portafoglio scivoloso
mi conduce in via broletto
salgo le scale di marmo
cammino sul rosso
da ragazzo
qui alla consob
uno zoppo mi ha vinto
un tailleur grigio con occhiali neri
mi porge l'oggetto rosso
senza soldi dentro
di che colore è il mio cuore celeste?
soldi, vita, colore, amore
tutto fa rima con raggi di bicicletta
in futuro anche gli animali si incontreranno su fb
per trovare i propri emicicli
è difficile oggi amore amare
tempi amari, mari verdi
il motore ride, e sanguina
chiagne e fotte
ride, e sanguina
chiagne e fotte
di che colore è il mio cuore celeste?
di che colore è il mio corpo bagnato?
di che colore sono io?
è iniziata l'era dell'uomo azzurro
per C***, Milano, 30 marzo 2012
Eugenio Alberti Schatz
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